“Angelus Domini nuntiavit Mariae”
Meraviglia e timore per la devota “Annunciata” inebriata e felice. Lo stupore assoluto dell’Annunciazione usurpa la sorpresa per la chiamata di Dio che si dona nell’amore.
Stupore dell’umile sé e stupore dinnanzi alla recondita visione del messaggero dell’onnipotente.
“fiat mihi secundum verbum tuum”
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Una pittura devota, celebrazione gloriosa della fede e della cristianità.
L’arcangelo Gabriele fu mandato da Dio nella città di Nazareth in Galilea a una vergine chiamata Maria, promessa sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide. Maria si abbandona con assoluta fiducia nella parola che l’Angelo le annuncia, diventando in tal modo modello e madre dei credenti.
Il pittore trasfigura la sorpresa con l’essenza della Madre di Gesù, che resta turbata e nel contempo, * “rorida di pioggia Divina”, (magnificamente) riflessiva e responsabile.
L’Annunciazione a Maria è uno dei soggetti più rappresentati nella storia dell’arte. Ma in questa opera non vi è né l’evangelista Luca né il racconto apocrifo…
L’ambiente è come una visione: l’immagine mentale dell’Annunciazione.
La temperanza dei segni è totale, i colori pochissimi, mescolano mistica e realismo.
Gabriele l’angelo del “grande annuncio” rivela la presenza di Dio, che è luce e irradia tutto intorno e illumina ogni cosa. La luce divina che lo accompagna va a scemare nell’ombra, tutta terrena, dell’umana confusione e del turbamento. L’angelo non ha corpo oppure a noi si cela nella divina luce?
Ciò che attira l’occhio e il pensiero, è lo spazio di contemplazione, rivelazione e presenze dell’Arcangelo raccolte in astratto isolamento. A questo si aggiunge un’attenta e puntuale osservazione della realtà e il riaversi nella quiete di quel luogo dal fascino delicato sospeso nel tempo in cui vive “Maria di Nazaret”.
* “Rorida di pioggia Divina” …da un’assonanza con Isaia 55,10-11